Raffaella Carrà
Quel giorno in cui mi dissero “duetterai con Raffaella Carrà” me lo ricordo bene soprattutto per il tremore che scivolò fra le mie vene. Un’istituzione, un’artista che cambia le regole.
“Ahh” esclamò il mio unico neurone rimasto (l’altro esplose in mille petali al suono di “Raffaella”). Ero chiamata a preparare un medley in cui c’erano canzoni come “A far l’amore comincia tu”, “Tanti Auguri” e “Rumore”. Preparai tutto con estrema dedizione, come faccio con ogni pezzo ma, ancora di più, ossessivamente ossessiva su ogni parola. Arrivò il giorno delle prove generali (era il giovedì e noi avevamo la diretta il sabato). Lo studio era gremito di gente, penso di non aver mai visto lo studio del serale così pieno per delle prove: chiunque lavorasse lì e dico chiunque era sceso per vedere Raffaella Carrà. Tensione fra le dita, tutti a centro palco, luci pronte, in-ears pronti, la musica parte, si apre il lead e finalmente la vediamo entrare: Raffaella Carrà. Entrò e cominciò a ballare e a cantare, una potenza, un grumo di colori. Lì finì la prima prova e si diresse verso qualcuno in fondo. Tornò e ci fece imparare, perlomeno ci provò (eravamo attoniti e incapaci) una breve coreografia; tutti i ballerini professionisti la impararono, fece un’iniezione di adrenalina a tutti e se ne andò. Non ci fu una particolare connessione tra me e lei probabilmente di me pensò che avevo la stessa disinvoltura di un albero di Natale.
Maria venne da noi qualche istante dopo e disse: “ragazzi, sarebbe bello se foste un pò più partecipativi nella coreografia”. Ops. Io già mi vergognavo del mio corpo, figuriamoci la coreografia. Che poi, io studiai anche danza da piccola non ero neanche male ma poi mie difficoltà nell’accettare le mie forme non mi facevano essere tanto disinvolta. Mica ero come adesso con me stessa! Seeee beato te. Quelle parole, quelle di Maria, da buon capricorno, restarono nella mia testa come un martello durante tutta la settimana. Passai tutto giovedì sera, venerdì e sabato davanti allo specchio con i tacchetti che avrei poi messo durante la puntata e ripetei ogni singolo movimento. Finalmente il tanto atteso, fatidico, inestimabile momento arrivò, sabato sera, diretta su canale 5, Amici. Il mio approccio alla performance fu completamente diverso, fui carica, concentrata, aspettai solo che il lead si aprisse per incrociare lo sguardo di Raffaella e farle vedere quanto ci avevo lavorato.
Il lead si aprì, tra uno degli applausi più forti che io avessi mai sentito nella mia vita (al pari con quello che facevano quando entrava Ricky Martin che voglio dire…non era poca cosa. L’otorino ancora si chiede come i miei timpani siano sopravvissuti a tale urlo di Munch!) e finalmente, eccola, lei: Raffaella Carrà. Io subito fui pronta a dimostrarle tutto quello che avevo messo in campo in quelle poche infinite ore passate con i miei piedi a sanguinare davanti al mio specchio sulla tiburtina. Beh. Lei capì subito che la storia era cambiata, disse “ahhhh”. Che soddisfazione. Ci divertimmo un sacco. E ci divertimmo tanto tanto. Credo fosse quello che si aspettava: energia, preparazione, divertimento. E infatti alla fine mi ringraziò. Sono stata fortunatamente la sua spalla quella sera e non me lo dimenticherò mai. Per sempre fan.
Allego foto.